Foto: Archivo privato di Michele Tripodi
Pubblicato il 12 Aprile 2019 dal Il Grido del Popolo©
Michele Tripodi (1978) è il sindaco del comune di Polistena, provincia della Calabria, nel sud dell’Italia. Tiene questo posto dal 30. marzo 2010. Ma soprattutto, è l’unico comunista all’ufficio del sindaco in Italia, come membro del Partito Comunista Italiano. Lei è l’autore del libro: “Il manifesto del comunismo digitale”.
Foto: “Il manifesto del comunismo digitale” / fonte: archivo privato di Michele Tripodi
Si stanno avvicinando le elezioni per il Parlamento europeo, qual è la strategia del Partito Comunista Italiano?
MT: La strategia è quella di rottura con le politiche neoliberiste dell’Unione Europea. Purtroppo quella idea di Europa dei popoli che si vagheggiava all’inizio con entusiasmo, non esiste. Non si può non prendere atto che dal trattato di Maastricht in avanti l’Europa ha compiuto scelte improntate al neoliberismo economico ed al capitalismo finanziario che opera in modo speculativo sui mercati ignorando i bisogni dei lavoratori e le crescenti povertà.
C’è l’opportunità di consolidare finalmente le opinioni politiche di Mauro Alboresi, Mauricio Acerbo e Marco Rizzo nell’interesse della sinistra italiana?
MT: Bisognerebbe accelerare per unire tutte le forze comuniste in campo, per ritornare ad essere protagonisti in Italia ed in Europa. Non è solo una questione di visioni, occorre volerlo ed in tal senso è necessario rigenerare gruppi dirigenti capaci di guardare oltre il passato e mettere da parte i risentimenti.
Il comune di Polistena è l’unico in Italia con un sindaco comunista. È un privilegio o un handicap in un paese in cui i fascisti sono al potere come Salvini?
MT: E’ un handicap per l’organizzazione comunista e della sinistra che ha punti di riferimento esegui e troppo sparpagliati in Italia, è invece un privilegio per la comunità di Polistena che mi onoro di amministrare. Sono alla guida di un’Amministrazione popolare che mette al centro i bisogni della gente quale elemento prioritario per la crescita sociale e civile di una comunità che, seppure di dimensioni non grandissime, si distingue per lungimiranza ed apertura mentale e politica al progresso ed all’innovazione.
Abbiamo visto che coalizioni come “Potere al popolo” non possono animare grandi masse di popoli. Cosa deve fare oggi la sinistra italiana per ridare fiducia alla gente come una volta?
MT: Deve “sborghesirsi”, mandare a casa tutti quegli pseudo leader che nel tempo sono diventati ceto politico distante dalle masse popolari, ledendo la stessa credibilità delle organizzazioni politiche di riferimento. Bisogna riprendere contenuti programmatici e parole d’ordine immediatamente comprensibili e parlare al popolo con un linguaggio semplice e comune. Lotta per il Lavoro, la sanità pubblica, l’istruzione aperta a tutti, la cultura come strumento di cambiamento, la tutela dell’ambiente, la pace, la Costituzione, questi sono gli argomenti che devono convincere e raggiungere i cittadini.
L’estrema destra in Italia sta usando sempre più la retorica fascista nelle sue apparizioni politiche, sia sulla scena interna che esterna. C’è ancora abbastanza potere per contrastare questo?
MT: La società italiana non è fascista, non si tratta di un contropotere, occorre risvegliare quei sentimenti popolari che legano nella storia del nostro Paese, l’antifascismo e la Resistenza con la Costituzione e la democrazia. In ogni scuola andrebbe distribuita ad ogni alunno una copia della Costituzione. Noi a Polistena all’inizio dell’anno scolastico, lo facciamo riprendendo una civile e utile tradizione tipica degli anni settanta e ottanta ma che molti oggi hanno abbandonato.
Qualche giorno fa è scoppiato uno scandalo in una scuola vicino Verona, dove una ragazza i cui genitori erano stati esposti alla segregazione. Quanto sono frequenti questi casi razzisti in Italia?
MT: Il razzismo, il sessismo, la segregazione, sono deviazioni favorite dalla propaganda di regime che celebra il rifiuto della diversità quale inno all’individualismo. Questa società va trasformata dalle sue fondamenta se si vuole contrastare questa spinta disgregatrice che fa dell’intolleranza un’istigazione a delinquere. Sono la coesione sociale, la solidarietà, il comune sentire, l’identità collettiva, i valori da contrapporre alla vulgata dell’odio e dell’egoismo di stato.
Perché la classe lavorativa italiana considera i migranti come il loro nemico di classe?
MT: E’ una grande finzione che fa comodo alla classe economica dominante, ovvero la grande finanza internazionale. Il nemico dei lavoratori sono oggi le politiche neoliberiste dell’Unione Europea, guidata dall’Eurosistema, le cui teorie economiche considerano come “naturali” i tassi di disoccupazione, facendo però credere che sia l’immigrato a rubare il posto di lavoro al cittadino italiano medio. Abbiamo un’Europa che genera diversità ed ingiustizie sociali, ma che poi si ripulisce la coscienza dai peccati mostrando ipocritamente il suo volto umano attraverso politiche dell’accoglienza verso i migranti.
Come valuta la visita del presidente cinese Xi Jinping in Italia?
MT: Positiva. Un passo in avanti verso la rottura dell’asse commerciale tradizionale fondato sull’alleanza militare, strategica e commerciale che fa capo all’occidente ed ai Paesi NATO. Finalmente con “La via della Seta” si possono costruire alternative e corridoi di sviluppo diversi. Cosi finalmente si può mettere in discussione il modello imperialista fondato sull’egemonia culturale di unico paese sul resto del Mondo.
Il tuo partito ha qualche contatto con alcuni partiti di sinistra nei Balcani?
MT: Certo, i legami non mancano, sia pure serve rafforzare le intese per una strategia comune in Europa decisamente alternativa al capitalismo finanziario che da solo l’illusione di una ricchezza che in realtà non esiste. Tutti i partiti comunisti europei dovrebbero allearsi per scardinare questa visione della società ingabbiata dalle regole di austerità che ormai hanno svuotato il senso della legislazione statali, delle pubbliche amministrazioni e delle Costituzioni Nazionali oltre che incidere negativamente sui rapporti di produzione/lavoro/crescita dell’economia reale.
In Italia le rappresentanze elettive ad ogni livello soggiacciono ai voleri di entità che non ha nessuna investitura democratica come la Bce. Ritorna attuale l’analisi di Marx, le istituzioni politiche in ogni paese europeo, sono strutture collocate un gradino più in basso rispetto alla sovrastruttura che è la macchina dell’economia con le sue dinamiche.
Questa intervista è stata presa da Gordan Stošević