Pubblicato il 25 settembre 2019 dal Il Grido del Popolo©
Il 19 settembre il Parlamento ha approvato una risoluzione tramite la quale ha spalancato completamente le porte al revisionismo storico. Nei diversi punti riportati nella risoluzione (n.d.r. soprattutto il punto 2) si cerca di mettere sullo stesso piano le colpe dell’URSS e della Germania Nazista per lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, ma si condanna o si esprime anche preoccupazione per la presenza di simbologia comunista o di luoghi dedicati a “dittature totalitarie” (n.d.r. punti 17 e 18). Il testo infine risulta un gigantesco “pastiss” in cui si condannano forze xenofobe, razziste e neofasciste, per poi passare a una critica contro i crimini commessi dai comunisti e dai nazisti, cercando di accusare i primi di crimini dello stesso calibro dell’Olocausto e infine si prova con qualche riferimento qua e la di minimizzare l’accusa al comunismo indirizzandola solo allo “stalinismo”, anche se poi utilizza in modo indifferente sia la parola “stalinismo” che “comunismo” svelando la matrice anticomunista profonda che caratterizza il testo.
Di suo però non dovrebbe sorprendere un testo del genere, essendo il prodotto di una somma di quattro risoluzioni proposte rispettivamente dai partiti europei del PPE, di ECR e di Renew Europe (liberali) e S&D, in cui la matrice anticomunista prende soprattutto origine dalle componenti popolari e conservatrici. Ciò che ha scaturito l’indignazione di diversi ambiti della sinistra socialista, radicale e comunista soprattutto in Italia, è però dovuto al voto compatto di tutto il gruppo S&D a favore della risoluzione finale (con qualche eccezione che non ha partecipato assolutamente al voto o chi come Bartolo ha deciso poi di cambiare il proprio voto a contrario). Gruppo in cui soprattutto tra le file italiane vi sono ex militanti, parlamentari o politici che durante una parte della loro carriera sono stati comunisti e che ancora oggi rivendicano l’eredità di quel periodo, salvo poi ipocritamente ammettere tramite questo voto di essere stati parte di una storia alla stregua del nazismo. Personaggi tipo Giuliano Pisapia che è stato più volte eletto tramite partiti che avevano come simbolo “la falce e il martello”.
Questa votazione però ha provato la reazione di tutte le forze che in parte o completamente si sentono legate a quella storia o rivendicano di essere ancora oggi comuniste, producendo un numero non indifferente di comunicati di condanna e di accusa d’ipocrisia verso gli stessi politici italiani “socialisti” che hanno votato a favore della risoluzione. Forze che non necessariamente sono politiche come Rifondazione Comunista, il Partito Comunista Italiano (2016) o il Partito Comunista ma anche associazioni culturali come quelle dedicate a Enrico Berlinguer, associazioni storiche come l’ANPI o persino testate giornalistiche come “Left” e “il manifesto”. Questa spirale di reazioni dimostra in primo luogo che l’evoluzione degli ultimi 20 anni delle forze che originano dalla storia comunista ha portato non solo a un abbandono graduale delle proprie istanze comuniste e socialiste per arrivare a quelle “pragmatiche” centriste, ma si è arrivati al punto in cui vengono rinnegate completamente.
La confusione post-ideologica però, è anche la causa principale di questo trasformismo politico, si è abbracciato il pragmatismo e si è abbandonato il conflitto a tale punto da ritenere necessario anche il compromesso con forze reazionarie e liberali le quali in questo modo non fanno altro che aumentare la propria forza egemonica in modo da decidere quale sia la vera storia. Questo si nota benissimo nella dichiarazione post-voto di Brando Benifei, il quale spesso è stato descritto come “esponente di sinistra” del PD, salvo poi in questa stessa dichiarazione allinearsi benissimo alla logica del partito di cui fa parte e affermare che questo voto favorevole era stato fatto per “non far arrabbiare” altre forze politiche. Una giustificazione surreale e assurda? Non tanto appunto se si considera come detto l’evoluzione politica degli ultimi 20 anni.
La vittoria dei liberali e delle forze reazionari è evidentissima in questa votazione, una forza politica ormai non può più aggrapparsi alle logiche fallimentari degli ultimi 20 anni e in particolar modo non può più continuare a difendere il “pragmatismo”, in quanto non offrono alcuna analisi reale della società e del sistema economico, ma soprattutto non aprono la strada a una contro-egemonia contro quella imperante liberista. Si è voluto affermare che la storia sia finita con la vittoria del capitalismo, eventi come la votazione su queste risoluzioni mostrano invece come il capitalismo sta ancora tentando di vincere questa guerra tramite le istituzioni liberali dell’UE e lo vuole fare proprio in un momento in cui il socialismo è debole.
Autore del testo Andrea Zamboni Radić